(di Giosuè Bove, in risposta ad Antonio Dell'Aquila)
Non so se riusciremo a restituire, a livello locale e a livello nazionale, con il tempo serenità al dibattito.
Per quel che mi riguarda ho cercato di farlo con il poco che avevo, mettendo cioè a disposizione il mio mandato. E ho pensato, peccando d'ingenuità, che di fronte alla catastrofe, tutti avessimo la percezione che non era il momento per discussioni sotterranee e opportuniste, che bisognasse aver cura di questo partito (che per quanto malconcio è l'unico che abbiamo, e non c'è praticamente niente fuori, almeno nella politica). Ho sperato fino all'ultimo che dentro quella discussione, per la verità molto intensa, sgorgasse naturalmente una corale presa d'atto di insufficienza politica, complessiva, di inefficienza perfino nel gestire i quotidiani rapporti sociali e politici, di incapacità di andare oltre la propria autoreferenzialità per sentire davvero i problemi che da fuori bussavano con forza.
Ho notato invece che taluni hanno preferito il "ve l'avevo detto!" o "io, e che c'entro io!"; abbarbicandosi alle proprie piccole, e, senza offesa, misere certezze, piuttosto che affrontare il mare aperto. Addirittura provando ad avvelenare ancora di più il clima, agendo da dietro le quinte con il soddisfatto piglio del direttore di orchestra (per la verità un po' stonata e indisciplinata) e lanciando l'armata (sic!) in un inconsistente e incomprensibile attacco non si sa a che cosa, con il solito metodo delle proposte confuse dell'ultimo minuto, che solo la generosa nostra buona, io dico buona, abitudine di non soffocare la discussione con le regole, rende possibile.
E' evidente che se si dovesse continuare così, con i corridoi in cui di nuovo s'ode il ritorno alle sempiterne polemiche su staff e incarichi, chiarite non so quante volte, (mentre tante altre questioni non solo non sono chiare, ma non passano neanche come informazione nel partito) vuol dire che non vi sarà questa volta possibilità di intesa, al di là delle posizioni sul dibattito nazionale, con chi non ha cura e amore per questo partito e con chi pensa che la battaglia politica sia solo uno strumento di autoaffermazione personale.
Detto questo, se me lo consenti, per amore della logica e non della polemica, vorrei precisare in dettaglio le sei questioni poste nella discussione:
1) Le compagne ed i compagni dirigenti pubblici provinciali che si sono dichiarati d'accordo con le motivazioni addotte dalla segreteria provinciale per le proprie dimissioni e hanno condiviso l'obiettivo di rendere "orizzontale e libero" il dibattito congressuale, a mio modesto parere, avrebbero dovuto conseguentemente mettere a disposizione anche i propri ruoli "politici", come ha fatto il compagno Milani, da assessore alla provincia. E se l'avessero fatto io sarei stato il primo – come, appunto, ho fatto nei confronti dell'assessore provinciale - a chiedere che il loro lavoro continuasse, aprendo però una discussione vera e profonda sui rispettivi campi d'azione, il comune capoluogo e il sindacato, così come abbiamo previsto di fare per la Provincia. Non si trattava, insomma, di una richiesta "formale", ma piuttosto di un richiamo alla necessaria solidarietà di una comunità ferita: per me avrebbe avuto valore anche solo il gesto della disponibilità.
2) Non vorrei sembrare pedante, ma è opportuno precisare che per dirigenti provinciali "pubblici" intendo tutti quelli che hanno funzioni pubbliche, politiche o sindacali, conseguenza di una indicazione o di un gradimento da parte del partito provinciale; peraltro limitatamente a quelli che, almeno in teoria, potrebbero essere sostituiti da altre/i compagne/i nella propria funzione. Non si tratta, dunque, come dici tu, di "dimettere tutto il partito". L'altra volta ho parlato dell'assessora del comune capoluogo e del capogruppo (come funzione di capogruppo, naturalmente, e non come consigliere, la cui elezione non dipende certo dal CPF): come tutti ricorderanno entrambi sono stati indicati dal comitato politico federale in virtù del loro ruolo politico provinciale riconosciuto dallo statuto, dopo un lungo ed estenuante dibattito. Ho indicato anche il rappresentante nella CGIL, che sicuramente non è nominato direttamente, ma su cui comunque è stato espresso il gradimento del partito provinciale. In quest'ultimo caso però mi sbagliavo: non mi ero proprio accorto di essere rimasto alla prima repubblica, e che adesso è tutto cambiato: i dirigenti provinciali della CGIL non vengono più nominati sulla base dei gradimenti espressi dai partiti della sinistra, ma secondo tutt'altri criteri. E' facile, infatti, notarlo nella composizione della segreteria provinciale casertana della confederazione: non so come ho fatto a non capirlo. Dunque non c'era bisogno del gradimento di rifondazione, e non ci sarà bisogno nemmeno per il futuro. Stiamo tutti più tranquilli: e vale, finalmente, davvero, il criterio della reciproca autonomia.
3) Un discorso a parte merita la vicenda della coordinatrice dei Giovani Comunisti. Perché mentre sulle precedenti figure di dirigenza ci può stare effettivamente un problema di "interpretazione" ed è comunque giustificata una discussione sulla opportunità della messa a disposizione dei ruoli, nel caso della coordinatrice dei Giovani Comunisti, funzione invece puramente politica e parallela a quello della segreteria provinciale, il rifiuto a dimettersi, dopo aver votato il dispositivo delle dimissioni della segreteria provinciale, è davvero un brutto esempio di conservazione autoreferenziale.
4) Come vedi le definizioni rispondono ad una logica "oggettiva" e non ad una responsabilizzazione "soggettiva", meno che meno personale. Per questo la giustificazione addotta da te di una differenziazione "individuale" delle responsabilità sulla linea politica nazionale è proprio debole. Sarebbe semplicemente ridicolo pensare che la segreteria provinciale di Caserta o che l'assessore provinciale sia nientepopodimenoché "responsabile della linea politica nazionale". E, peraltro, se la mettiamo proprio sul soggettivo, proprio la segreteria provinciale di Caserta è stata sempre abbastanza anticonformista e ha sottoposto pubblicamente a critica severa la linea nazionale, rischiando anche qualche provvedimento. E' ormai cronaca conosciuta la contrapposizione prima nel 2005, quando diventammo protagonisti della sfida per la vittoria della provincia, sbaragliando l'asse Margherita-DS; poi nel 2006, a Caserta città, ancora, con il nostro profilo nelle primarie (sul quale diverse furono le polemiche dentro la federazione proprio contro la segreteria provinciale, che però vinse dentro il partito e nella città); e poi, ancora, il documento dell'estate del 2007, presente ancora sul sito, contro la deriva politicista dei percorsi unitari... E mentre quella segreteria conduceva seriamente una critica alla linea nazionale, quelli che "ve l'avevo detto!" e "che c'entro, io!" nel migliore dei casi si sono limitati a qualche intervento in comitato politico.
5) Guardando indietro (dal 2004 in poi) questo partito in provincia di Caserta è riuscito alle elezioni provinciali del 2005 a raddoppiare o quasi i consensi, a continuare a crescere nel 2006 sia alle politiche che alle amministrative, a raddoppiare i circoli e le sedi fisiche nei territori. Quella segreteria aveva la linea giusta: utili ai movimenti e alla società, con un profilo di autonomia e di incisività, e, al nostro interno, innovativi, capovolgendo il rapporto centro-periferie e dando voce reale ai circoli. Poi la crisi generale del rapporto tra politica e società ma anche le contraddizioni specifiche in Provincia e al Comune capoluogo tra linea praticata dal partito e comportamenti istituzionali delle rappresentanze (che hanno condotto alle dimissioni dell'ex capogruppo e al suo, per me personalmente doloroso - e lo dico solo adesso, che tutto è compiuto - allontanamento dal partito... e pure in quella vicenda quanta solitudine e quanto opportunismo ho dovuto misurare); ancora gli errori di linea politica nazionale ma anche la degenerazione del confronto interno, con il tentativo da parte di alcuni di determinare un vero e proprio "blocco funzionale" dell'organismo politico provinciale di questa federazione dall'inizio del 2007, con la violazione sistematica di ogni forma di regola del dibattito, la mancata presentazione di proposte chiare, la confusione utilizzata come sistema per intorbidire le acque e innervosire la discussione, il continuo ostruzionismo, l'agitare permanente di "questioni disadorne" e di "visibilità" (fondate, come più volte dimostrato, sul nulla...) imbastendo campagne "personalistiche" funzionali non ad una modifica di linea politica, ma ad una "sostituzione" del gruppo dirigente, senza peraltro avanzare né sul metodo né sulla sostanza, chiare proposte alternative, con la conseguenza di rendere ingovernabile il partito.
6) Tutto questo ha danneggiato fortemente la nostra capacità di tenuta, caro Antonio. Nell'ultimo anno e mezzo qualsiasi proposta concreta – da quella del protagonismo dei circoli a quella della ripresa dei rapporti nel movimento – è stata violentemente osteggiata. Grave, tra gli altri, il tentativo persistente di delegittimare e impedire lo svolgimento del dibattito con mezzi scritti e pubblici, con interventi demagogici sui "luoghi reali del dibattito". Quando uno scrive e pubblica è costretto ad essere chiaro, coerente e costruttivo; e tu lo sai bene e hai deciso, per esempio, di schierarti pubblicamente sottoscrivendo pochi giorni fa l'ipotesi della costituente proposta nell'appello "Comunisti Uniti" e dunque, suppongo, il "documento dei 100 circoli", perché è l'unico che sostiene questa tesi, violentemente criticata in tutti gli altri 4 documenti, compreso quello firmato anche da Grassi. Quando uno scrive e pubblica è costretto ad assumere la responsabilità di quello che dice, mentre chi si nasconde dietro il dito, per non mettere mai niente per iscritto, evidentemente ha bisogno di non essere né chiaro, né coerente, né costruttivo. Tra l'altro la forma scritta del dibattito è stato fin dalla nascita delle organizzazioni del movimento operaio una delle forme più importanti del confronto, e i giornali e le riviste erano luoghi del dibattito per eccellenza: il blog non è altro che una forma un po' più libera, democratica e partecipata della espressione scritta, dunque un luogo tra gli altri di discussione. Il problema di rendere fruibile questa forma del dibattito anche ai compagni che non usano lo strumento informatico va affrontato non eliminando il dibattito, ma approvando forme di pubblicizzazione in stampa del dibattito stesso e mettendo le nostre capacità e strutture a disposizione di chi vuole intervenire ma non usa lo strumento.. E come se nel movimento operaio del primo '900, visto che in alcune aree la stampa non arrivava, invece di ampliare la rete di distribuzione avessero deciso di eliminare i giornali.
L'ho fatta lunga. Nel salutarti voglio tranquillizzarti: vivo questa vicenda con molta "laicità", sono sereno, come sempre continuo a lavorare e sono pronto a fare qualsiasi cosa l'insieme di tutto il partito deciderà.
Un abbraccio. Giosuè
L’erba del vicino è sempre più verde?
4 mesi fa
5 commenti:
da raffaele_78it@yahoo.it
per amore di logica:
i consiglieri comunali, di qualunque partito, indipendentemente dal processo che li ha portati ad essere indicati hanno ricevuto il consenso popolare....la gente ha scritto il nome!!!...non è bastata neppure la crocetta sul simbolo. si sono divuti "sfottere" di scrivere il nome... per dire:....quel tipo lì...quello con quel nome lo voglio in Consiglio Comunale!!. quindi sebbene ci possa essere un processo più o meno politico (non mi interessa il più o il meno lo cito a titolo di generalità!!) a monte della indicazione del candidato,...questo povero cristo è andato a chiedere la fiducia dei suoi potenziali elettori.
se arriva in consiglio comunale...è riuscito ad avere la fiducia popolare...altrimenti...... si fotte!!
detto questo il consigliere, sia esso comunale, provinciale, regionale ecc.. ha è una figura a cavallo tra l'espressione politica ed il radicamento dello stesso partito sul territorio....se mettiamo in discussione pure l'unico vero legame con le persone che votano...bunanotte ai suonatori!!!
Gli errori di gestione politica di un partito non li compie il rappresentante a cavallo tra partito e popolazione. A meno che esso non sia anche ad esempio segretario di un qualche organo politico.
per capirci: un consigliere deve esporre nella sua assise la volontà che l'intero partito esprime non la sua persona convinzione. quindi la posizione di un consigliere non è il frutto di una personale convizione di come gestire questa o altra problematica, ma solo una propagine a servizio dell'intero partito.
leggendo velocemente i punti ho sentito una insofferenza al rinfaccio...ma purtroppo in questo partito ho più volte visto una maggioranza che di altri non voleva che distrattamente ascoltarne la voce...ed ora che i nodi vengono al pettine....come pretendi che ti dicano altro da: "...l'avevamo detto noi!!!...non ci avete ascoltati...."ecc... Se la dirigenza fosse stata più democratica ed aperta allora molte responsabilità sarebbero ora condivise tra tutti. Ma purtroppo ho sentito più volte dalla tua voce espressioni del tipo "....sono dirigista...sono fatto così!!"... se tu sei fatto così gli altri sono fatti colì.....putroppo hai il coltallo dalla parte della lama...la disfatta è troppo eclatante per poter lasciare spazio a chissà cosa!!
da Giosuè a raffaele_78it@yahoo.it
Evidentemente non sei riuscito a leggere quello che ho scritto: che c'entra il consigliere comunale?, stiamo parlando del ruolo di capogruppo! Mica chiedevo le dimissioni da consigliere....
E poi chi ha contestato la linea nazionale? Chi? Non mi risulta che sul tema dirimente della costruzione politicista dell'unità a sinistra e sull'uscita dal governo i dirigenti a cui ho chiesto un gesto di disponibilità avessero posizioni diverse... anzi in alcuni casi avevano posizioni molto più "governiste" delle mie (soprattutto quando si passava a parlare di enti locali), in altri casi molto più "politiciste", tant'è che Antonio ha sottoscritto il documento per l'Unità dei Comunisti (cioè con quelli del Pdci che al governo ci resterebbero incollati anche sotto le bombe.... del kosovo). Dunque....
Inoltre, adesso che posso, perché non sono più una "figura di sintesi", il "rinfaccio", come lo chiami tu, mi divertirò a farlo a quelli che stanno sul balcone e poi, al momento opportuno, si mettono a buttare le pietre.... Non so chi sei (dalla mail non l'ho capito , perlomeno) e quindi non esprimo giudizi su di te. Ma in mente ce ne ho parecchi...
Ciao. Giosuè
Io penso che la polemica dai toni tutti personalistici nella quale ti sei buttato anima e corpo non faccia per niente bene a questo partito non rispondo tengo un profilo basso perchè farei altro male anzi...in verità lo scoccieremo assai...
hai scritto un sacco di fesserie se ti interessa sapere quali sai come trovarmi di modo da risparmiare ai compagni questa inutile e ..lunga corrispondenza
per tua informazione ti comunico essendo io il compagno che coordina da tempo l'area essere comunisti di avere aderito al documento ferrero grassi e altri...
un saluto Antonio
da Giosué ad Antonio (dell'Aquila)
Non so dove la vedi la polemica personalistica. Io sto criticando, in questo dibattito, l'opportunismo ed il trasformismo, atteggiamenti politici che sono stati sempre al centro del dibattito del movimento comunista, purtroppo dai tempi di Marx. Non c'entrano niente le persone. Sei tu che invece scendi addirittura alle offese personali, dicendo "hai scritto un sacco di fesserie", senza citarne, peraltro neanche una, e addirittura suggerendo una sorta di "sistemazione a due" che escluderebbe tutti gli altri.
Sarei d'accordo con te che il partito potrebbe "scocciarsi" se dedicassimo una sessione di comitato politico a questo e tutti fossero costretti ad ascoltare la discussione. Ma se io scrivo una lettera, non solo mi costringo volontariamente ad essere chiaro, coerente e costruttivo ma non scoccio nessuno, perché chi la riceve può scegliere di leggerla o di cestinarla. Così pure sul sito, oppure sulla carta (quando questo dibattito sarà stampato su richiesta di chi lo vorrà), le/il singola/o compagna/o è libera/o di scegliere se leggerla o no.
Non sono d'accordo che questa discussione fa male: quello che fa male veramente è confondere le idee, è montare le compagne ed i compagni "contro" a prescindere, raccontando casomai cose non vere, sia sulle posizioni politiche che sulle "faccende disadorne": il dibattito e la scrittura pubblica è trasparente, è luce e fa bene; invece il pettegolezzo dei corridoi è melmoso, oscuro e quello si! fa male..
Anche in merito alla tua sottoscrizione al documento Comunisti Uniti: non è mica che ti critico per quello. Ma credo che se uno cambia idea - ed è legittimo che ciò avvenga - ha pure il dovere di spiegarlo alla comunità di compagni nella quale vive. E spiegarlo per iscritto, come scritta è stata la tua adesione all'appello dei Comunisti Uniti, così che tutti possano prenderne atto. Anche perché nel documento Acerbo (cominciamo a chiamarlo per quello che è) si afferma testualmente: " Una «costituente di sinistra» aprirebbe spazi politici alla proposta speculare di una «costituente comunista», altrettanto sbagliata perché fondata esclusivamente su base ideologica e simbolica, priva di respiro programmatico e di apertura ai movimenti, e dunque incapace di incidere positivamente sulla realtà. Entrambi questi processi determinerebbero un terreno di spaccatura strutturale del movimento e metterebbero in grave difficoltà la costruzione di una sinistra e di una opposizione efficace. La realizzazione di queste «costituenti» rappresenterebbe quindi la negazione del progetto politico di Rifondazione Comunista maturato dopo Genova."
Ciaoe a presto. Giosuè
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