L'appello di Giosuè Bove a sottoscrivere e votare il documento "Acerbo"
Sto vivendo questo dibattito congressuale con una angoscia crescente. Sento nelle discussioni tra le compagne ed i compagni, da tutte le parti, toni un po' fanatici, da stadio. Ma soprattutto sento crescere la sfiducia nella politica come dimensione partecipativa, come possibilità reale di poter incidere finanche nelle scelte del nostro stesso partito. L'affidarsi ad un leader, ad un “salvatore” è una tentazione comprensibile. Piuttosto che un complicato e faticoso “ricominciare dal basso”, dalla “costruzione sociale”, dall'attività minuta dei circoli dentro i territori, di nuovo un salto, una “mossa del cavallo”, raccorciando la distanza tra politica e società attraverso, appunto, una figura carismatica. Per il vero, al di là delle intenzioni e della volontà dei singoli, già in questo ultimo decennio il dibattito nostro è effettivamente vissuto come un riflesso delle dichiarazioni di Fausto Bertinotti: più che dirigismo è stata, secondo me, una eccedenza di generosità che però ha indubbiamente prodotto un continuo '“esercizio di conformità”, escludente per chi proponeva dissenso. E con Bertinotti abbiamo avuto grandi successi, ma siamo anche precipitati: il successo o il disastro non sono dipesi dal nome o dal fascino del leader, ma piuttosto dalle scelte compiute in merito alle condizioni di vita delle masse popolari e dal livello di radicamento nella società. Al di là dell'apprezzamento per compagni come Fausto Bertinotti e Nichi Vendola, (e chi mi conosce sa che non è piaggeria), il leaderismo è un rischio concreto che abbiamo di fronte, ancora di più in questa fase: e la costruzione dei gruppi dirigenti potrebbe subire una profonda accelerazione in direzione di una pratica oligarchica e di uno schiacciamento tra funzioni politiche e funzioni amministrative. So che nelle fasi di crisi è più difficile ragionare pacatamente, e al dubbio costruttivo si preferiscono certezze, seppur superficiali, ma immediatamente utili a calmare i propri timori. Ma so anche che per questa strada correremmo il rischio di accelerare i processi di dissoluzione già in atto.
Ed è per questo che io aderisco e propongo alle compagne e ai compagni di sottoscrivere e votare il documento “Rifondazione Comunista in movimento: rilanciare il Partito, costruire l’unità a sinistra”, primo firmatario Maurizio Acerbo. Per questo e perché ritengo da tempo che il rischio di scomparsa della sinistra è effetto di un processo di lunga durata che ha radici nella nuova composizione di classe e che la questione centrale era (ed è) la costruzione "sociale" di un nuovo movimento “operaio”. Per questo e ancora perché sono convinto che le ingegnerie politiche delle costituenti di qualsiasi tipo non risolvono il problema e che invece la rifondazione comunista era (ed è) necessaria per l'oggi e per il domani come processo, ricerca e organizzazione.
Ma lo faccio senza fanatismi, senza tifo, con laicità, sapendo che è necessaria attenzione e comprensione delle posizioni diverse, che c'è bisogno di apertura e di ricerca, che bisogna provare a costruire una gestione del partito basata su una cultura del fare, unitaria, bandendo quelle logiche maggioritarie che hanno inquinato la nostra dialettica interna e restituendo al dibattito e all'agire nostro quella dimensione di comunità comunque necessaria per ricominciare.
Giosuè Bove
PS: anche in nome di questa laicità mi sono dimesso: non ho voluto gestire la fase congressuale da segretario e non lo farò neanche dall'interno della commissione per il congresso, dichiarando fin da subito la mia totale indisponibilità a farne parte. Non contorti e tortuosi sentieri, ma una lineare volontà di liberare il dibattito ha condotto a questa decisione. E la totale solidarietà ad una segreteria provinciale e alle tante e ai tanti compagni del comitato federale e dei circoli che in questi anni hanno offerto il proprio amore a questo partito. A loro va il mio grazie, dal più profondo del cuore, anche per avermi sopportato. A loro vorrei dedicare un grande applauso, che distratti, abbiamo dimenticato di fare quando ci siamo visti.
L’erba del vicino è sempre più verde?
4 mesi fa
1 commento:
da Vincenzo Sisto
Caro Giosuè,
volevo farti sapere che sottoscrivo il tuo appello per il voto del documento che vede come primo firmatario il compagno Acerbo. Anch'io ritengo che la ricerca, che tu giustamente definisci "salvifica", di un leader sia tanto sbagliata quanto inutile. Sbagliata perché sottrae tempo e risorse nella discussione dei contenuti che devono invece essere al centro del dibattito per il rilancio del nostro partito. Inutile perché non risolve, in fondo, quello che è il nocciolo, a mio avviso, della questione e cioè la ricomposizione di un blocco sociale di riferimento e di una coscienza di classe nel senso più profondo dell'analisi marxista: un insieme di individui che sono classe in quanto contrapposti ad altre classi.
Tutto ciò, in una società ferita e frammentata, può venire ricostruito solo con una ricerca intensa e laboriosa, senza settarismi e scontri tra fazioni. Anche per questo ritenevo che un congresso a tesi sarebbe stato migliore di quello che ci apprestiamo ad affrontare, ma devo purtroppo rilevare che ancora una volta a prevalsa la personalizzazione della politica e la voglia di delegare agli altri, anche all'interno del partito, quando invece è necessaria la massima partecipazione dal basso, prima di tutto per costruire una forte opposizione sociale al governo ulta-reazionario delle destre.
Per questo mi impegnerò a promuovere e a far votare il primo documento congressuale.
Ti saluto, a presto.
P.S: grazie a te per l'impegno che hai profuso in questi anni e soprattutto per l'atteggiamento che hai avuto verso i territori, anche quelli più periferici come il mio. Ci siamo sentiti partecipi di un progetto, a volte vedendo giusto ed altre volte meno, ma sempre con la consapevolezza che erano, una volta e per tutte, finiti i tempi in cui Caserta era lontana dal cuore e dalla testa dei compagni che, nei territori, portavano avanti le istanze del nostro partito.
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