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venerdì 16 maggio 2008

Un riflessione sincera (e a caldo)

di Giosuè Bove

Ho notato che in tutti i documenti nazionali è stato in qualche modo rimosso ogni riferimento al superamento, alla dissolvenza o allo scioglimento di Rifondazione. Personalmente su questo tema ho sentito il bisogno in tempi non sospetti, nel settembre del 2007, di fare una riflessione "teorica" che ho consegnato al dibattito collettivo con il numero 0 di movimentazione. Anche nei momenti in cui andava un po' di moda "l'andare oltre" avevo la posizione che ho oggi: e cioè che la sinistra rischiava di scomparire per effetto di un processo di lunga durata, che le ingegnerie politiche delle costituenti (e dei pateracchi) non avrebbero risolto il problema, che la rifondazione comunista era (ed è) necessaria per l'oggi e per il domani come organizzazione e come ricerca, che la questione centrale era (ed è) la costruzione "sociale" di un nuovo movimento operaio ... Dunque dovrei essere contento di questa "rimozione". E invece no: non mi è piaciuta né la demonizzazione delle posizioni che sostenevano con determinazione la necessità di "accellerare" in direzione di una sinistra non divisa in mille rivoli, né d'altra parte posso apprezzare la rimozione dell'oggi da parte di chi quelle posizioni ha sostenuto forse con un sovrappiù di sufficienza, ed in qualche caso di arroganza, di fronte all'articolarsi reale del dibattito nel partito e nella società. D'altro canto neanche mi convince il posizionamento "doppista" di chi, pur condividendo il percorso proposto dall'appello "Comunisti Uniti", sacrifica completamente alla tattica la propria convinzione: perché anche quella è una tesi importante (che io non condivido) ma che non può essere espunta solo per questioni di "opportunità": in questo modo si rischia di sotterrare gli argomenti veri, schiacciando tutto sulla posizione più "conveniente", meno "scomoda", "facendo della ipocrisia una formula di poesia" e sprecando l'occasione importante di libera discussione e di produzione teorica che questo congresso può ancora essere.

Detto questo in tutti i documenti si sostiene di ripartire da rifondazione. E dunque questo è un importante elemento di unità. Spero che partire da rifondazione significhi partire dalla ricerca e dalla elaborazione teorica di rifondazione, e non dall'abitudine di "dire una cosa e fare l'esatto contrario", praticamente su tutto. Abbiamo fatto così con la sinistra europea, teorizzata come rete orizzontale e dal basso e praticata come affastellamento di ceti politici, dall'alto e quando ci si riusciva anche dal basso. Abbiamo fatto così con la storia della rotazione e dei doppi mandati: l'abbiamo detto e scritto un milione di volte, l'abbiamo giurato a Carrara. Poi puntualmente le cariche di segretario ai diversi livelli si accumulavano a quelle di consigliere, assessore, parlamentare. Abbiamo fatto così con la storia delle donne: vanno bene quando non rompono, ma se pretendono di "contare" anche loro, di ottenere "riconoscimenti e visibilità", allora si fa melina.
Ancora oggi: in tutti i documenti si critica la piega leaderistica del dibattito, che ha, io penso per eccesso di generosità, strozzato di fatto da ormai diversi anni non solo il dibattito ma anche l'agire concreto del partito. Poi si apre il congresso e uno "si candida a segretario" e c'è chi lo sostiene e e c'è pure chi lo avversa, mentre sarebbe utile una sana distanza dalla questione del leader: senza nulla togliere a chichessia, non credo siano utili, in questa fase, né gli eroi, né i salvatori della patria, e nemmeno i capri espiatori: ma piuttosto una discussione seria, leale, partecipata, convincente dei "perché" di questa sconfitta storica e dei "come" uscirne.
Il congresso alle porte può essere una grande occasione di dibattito e di produzione di cultura oltre che di linea politica, purché non venga sacrificato ad una conta sul segretario nazionale o, a livello locale, su quello provinciale. Al contrario, sulla base di un confronto quanto più libero, orizzontale e fruibile, il dibattito, deve, a parer mio, provare a costruire una gestione del partito basata sulla "cultura del fare", "unitaria" dal punto di vista del concreto agire e non di astratti schieramenti, a volte di convenienza. Dove è possibile, ed io spero che sia possibile nella nostra federazione, dobbiamo provare a fare una discussione sulle culture e sulle linee politiche, ritrovandoci poi unitariamente sulle cose da fare (o più precisamente sul metodo e sulla democrazia, decidendo insieme le cose da fare); discutendo sui "massimi sistemi" e agendo "sulle cose concrete". Ritrovando il piacere cioè di confrontarci senza la preoccupazione del posizionamento e intanto provando a costruire una "cultura del fare". Per esempio, ma è solo uno degli esempi possibili, trasformando pian piano i nostri circoli da luoghi di semplice discussione politica in veri e propri sportelli sociali, dove non solo sosteniamo e promuoviamo le vertenze, ma facciamo anche volontariato politico e sociale, assistenza legale, del lavoro, promozione di gruppi di acquisto: insomma dove ci apriamo concretamente alla dimensione quotidiana della società. Non per fare un partito di servizio, ma piuttosto per rimettere i piedi a terra, dentro quella terra aspra e terribile che è la società. E attraverso questa esperienza dare gli strumenti alle compagne e ai compagni per crescere, per "formarsi" nel dibattito teorico e politico e forgiarsi nella pratica di massa.

E' su questa unità del fare che io vorrei scommettere.

PS: sono sconcertato che i dirigenti provinciali dei GC, non solo dopo la sconfuitta generale, ma dopo quello che è successo in questa specifica campagna elettorale a Caserta, non abbiano sentito il bisogno di rimettere il mandato e di avviare subito il percorso per una conferenza straordinaria dei GC, pur avendo votato per le dimissioni della segreteria provinciale. Sono altrettanto negativamente colpito dal fatto che il capogruppo dal consiglio comunale e l'assessora di Caserta non abbiano pensato perlomeno di rimettere alla discussione del CPF il loro mandato. Sono altrettanto stupito di non aver sentito neanche una parola sulla possibilità di discutere delle attività e del ruolo che il nostro rappresentante dentro la CGIL svolge. Ieri la mancanza di questa messa a disposizione ha delineato un quadro davvero poco edificante:. Se poi a questo si aggiungono i toni minacciosi, le affermazioni equivoche sui neri che affollavano la sala nella quale parlava Bertinotti e l'aria, un pò ridicola per la verità, da colpo di stato... mah, mah, mah!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

DA ANTONIO DELL'AQUILA
CONDIVIDO L'APPELLO ALL'UNITA' DEL FARE COME RISPOSTA ALLA NECESSITA' DI UNA RIPRESA DELL'INIZIATIVA POLITICA E DI UNA RICOSTRUZIONE DEL RAPPORTO CON LA SOCIETA' E I SUOI BISOGNI.
PENSO CHE QUANDO DICIAMO CHE BISOGNA RIPARTIRE DA RFONDAZIONE INTENDIAMO ESPLICITARE LO STESSO CONCETTO.
NELL'UNITA' DEL FARE. MI SONO TUTTAVIA SEMPRE RICONOSCIUTO ANCHE QUANDO INSIEME A TANTI ALTRI COMPAGNI SENTIVAMO DISTANTE LA LINEA POLITICA CHE A COLPI DI MAGGIORANZA SI ASSUMEVA NEI CONGRESSI INDICANDO NEANCHE TANTO IMPLICITAMENTE LA PORTA...
INSIEME A QUELLA COMUNITA' DI ONESTI E GENEROSI COMPAGNI DA QUELLA PORTA NON SIAMO MAI USCITI...RIFONDAZIONE RIMANEVA E RIMANE IL NOSTRO PARTITO; ANZI, QUANDO SI TRATTAVA DI "FARE"(LE FESTE DEL NS.QUOTIDIANO,LE ASSEMBLEE, LE INIZIATIVE I BANCHETTI LE OCCUPAZIONI ETC...) HO SEMPRE SENTITO RESPONSABILMENTE, CON ME ALTRI COMPAGNI, LA NECESSITA' DI NON FAR MANCARE MAI IL MIO CONTRIBUTO.
MI SENTO DI CONDIVIDERE ED ESTENDERE L'APPELLO DI GIOSUE'ALL'UNITA' DEL FARE BEN OLTRE LE OPINIONI SULLE OPZIONI POLITICHE CHE CIASCUN COMPAGNO ESPRIME; E' COSI' CHE VIVE E CRESCE UNA COMUNITA' MILITANTE! SPERO CHE IL MIO ESEMPIO, IN QUESTI ANNI DI OPPOSIZIONE ALLA LINEA POLITICA DEL PARTITO, POSSO UMILMENTE SERVIRE.
RESTO SCONCERTATO DALLO "SCONCERTO" DI GIOSUE' SULLE MANCATE DIMISSIONI MIE DEL "COMPAGNO IMPEGNATO NELLA CGIL" "DELL'ASSESSORE AL COMUNE DI CASERTA" OLTRE CHE DEL COORDINAMENTO GIOVANI COMUNISTI..
NON COMPRENDO COME MAI SI FACCIA RIFERIMENTO A QUALCHE COMPAGNO E NON AD ALTRI, MODO ASSAI SINGOLARE DI ARGOMENTARE...EPPURE ABBIAMO TANTI COMPAGNI INVESTITI DI RUOLI DI RESPONSABILITA' POLITICA E/O ISTITUZIONALE...
NON MI SONO DIMESSO PERCHE' PENSO CHE SIANO NECESSARIE LE DIMISSIONI DEGLI ORGANISMI DI DIREZONE POLITICA CUI SONO IMPUTABILI PREVALENTEMENTE LE RAGIONI DEL DISASTRO DEL 13 E 14 APRILE, NON PENSO CHE SI DEBBA DIMETTERE TUTTO IL PARTITO...
PER QUESTA RAGIONE HO CONDIVISO LA SCELTA DEL CPN DI ASSUMERE LE DIMISSIONI DI FRANCO GIORDANO E DELLA SEGRETERIA E DI NOMINARE UN COMITATO DI GESTIONE.
SE POI INTENDIAMO VOLGERE LO SGUARDO AI TERRITORI DEVO DIRE CHE NE' IO NE' GLI ALTRI COMPAGNI DI CUI SI RAMMENTA LO SCONCERTO X MANCATE DIMISSIONI HANNO INCARICHI DI DIREZIONE POLITCA CHE COME SAI DETENEVI TU COME SEGRETARIO PROVINCIALE (E LE TUE DIMISSIONI SONO STATE UTILI PERCHE' CREANO LE CONDIZIONI DI UN CONFRONTO SERENO..) E INSIEME A TE LA SEGRETERIA PROVINCIALE.
SI RICORDA FREQENTEMENTE E LO SI RINGRAZIA IL COMPAGNO MILANI PER AVER RIMESSO IL MANDATO DI ASSESSORE PROVINCIALE.
TENGO A PRECISARE CHE ENRICO - CUI RIBADISCO LA MIA STIMA E IL MIO AFFETTO PROFONDO - ATTENDE (PENSO SIA GIUSTO E UTILE..) ALLE ATTIVITà DI AMMINISTRATORE DELL'ENTE PROVINCIA COMPRESA LA PARTECIPAZIONE ALLE GIUNTE.
IL CONSIGLIERE COMUNALE E' ORGANO ISTITUZIONALE NON ESERCITA COMPITI DI DIREZIONE POLITICA.SONO UN ELETTO DEL P.R.C. PER TRE VOLTE NEL COMUNE CAPOLUOGO RISPONDO AGLI ORGANI DIRIGENTI DEL MIO PARTITO A COMINCIARE DAL CIRCOLO AL QUALE SONO ISCRITTO DAI QUALI NON HO RICEVUTO TALE INDICAZIONE.SE QUESTI ULTIMI (CIRCOLO E/O CPF NON TU A TITOLO PERSONALE) TUTTAVIA LO RITENGONO SONO COME SEMPRE A DISPOSIZIONE.
NON GIOVANO QUESTE POLEMICHE CARO GIOSUE'. NON è QUESTO IL CLIMA DI CUI ABBIAMO BISOGNO, NON QUESTE LE CONDIZIONI PER RIPARTIRE DALLA RIFONDAZIONE COMUNISTA..
MA CAPISCO IL NERVOSISMO TUO COME MIO E DI TANTI ALTRI E' IL SEGNO DELLA SCONFITTA CHE PESA SU TUTTI NOI; NEL MIO INTERVENTO AL CPF E NEI MIEI RECENTISSIMI CONTRIBUTI AL DIBATTITO HO INSISTITO SOLO SULLA "POLITICA" NON INTENDO FARE POLEMICHE MI IMPEGNO A CONTINUARE SU QUESTA STRADA
CERTO CHE CAPIRAI IL SENSO DI QUESTE MIE POCHE RIGHE TI SALUTO AFFETTUOSAMENTE
ANTONIO

Anonimo ha detto...

Da Giosuè Bove
Caro Antonio, quando parlavo della "messa a disposizione" non mi riferivo certo al ruolo di consigliere. Non mi prendere in giro: hai capito bene che mi riferivo a quei ruoli che direttamente o indirettamente sono stati indicati dal comitato politico federale e che hanno, pertanto, una funzione politica: dunque assessore e capogruppo del capoluogo, che come ormai sappiamo tutti, vengono indicati dal CPF. Completamente diverso è il discorso sui GC: vorrei stendere un velo pietoso su quello che hanno fatto (e che non hanno fatto) in questi anni ma anche sul tuo tatticismo esasperante, perché sai bene che quella è una funzione politica provinciale che andava "messa a disposizione" insieme a quella della segreteria. Per quel che riguarda il sindacato dobbiamo solo capire se il compagno che sta nella CGIL riponde o no al partito. Se non è così certamente egli non ha alcun obbligo nei nostri confronti. E' una questione di scelta e di reciprocità del fare.
Per il resto ho sempre riconosciuto la tua intelligenza, le tue capacità, il tuo impegno. Se non fossi così spregiudicato e ipertattico...
Per quel che riguarda le polemiche personali sono convinto che tu non le stia facendo in pubblico, ma altri (anche in nome tuo) ne fanno eccome, utilizzando argomenti che, ti posso assicurare, potrebbero diventare dei boomerang. Spero che la smettano, e non per me, ma per loro, per la loro crescita culturale e umana.
Ultima cosa: per la prima volta dal 2004 non sono nervoso. Anzi, sono convinto di partecipare con serenità ad un dibattito di idee e a mettermi a disposizione per la cultura e la pratica del fare.
Un abbr4accio. Giosuè