Ordine del giorno presentato da Giovanni Savino, Antonio Erpice, Lucia Erpice, Gianluca Limatola, Margherita Colella
L’emergenza rifiuti in Campania è stato uno dei cavalli di battaglia di Berlusconi nella polemica elettorale contro il governo di centrosinistra, portando così alla più grande vittoria del centrodestra regionale negli ultimi decenni: con il 51,2% alla Camera e il 51% al Senato, il PDL-MPA ha conquistato la Campania, con dati addirittura superiori in provincia di Caserta. In Terra di Lavoro il PDL arriva al 54,9%, stravincendo anche rispetto al dato regionale.
La rabbia dei campani è stata utilizzata dal centrodestra in maniera demagogica, costretti da mesi a vivere tra nuove discariche e cumuli di immondizia, travolgendo anche la Sinistra Arcobaleno.
Se nel 2006 i partiti componenti la Sinistra Arcobaleno raggiungevano in provincia di Caserta il 9,2%, oggi il “nuovo soggetto della sinistra” si ferma al 2,1%, raccogliendo 10.651 voti rispetto ai 47.886 del 2006, senza alcun aumento del PD, che anzi riduce i propri voti in questa provincia (da 132.579 del 2006 ai 124.886 di oggi). Il voto utile, da solo, non è una spiegazione valida al vero e proprio tracollo che ha escluso i rappresentanti della sinistra dal Parlamento, ma le ragioni vengono da ben più lontano.
È evidente che oltre alla sconfitta subita dalla linea politica del PRC e della sinistra all’interno del governo Prodi, concretizzatasi con il voto ad una serie di provvedimenti antioperai, come il Protocollo sul Welfare, se ne aggiungono altre di carattere locale, dovute al sostegno che ormai da 15 anni caratterizza il nostro partito all’operato del centrosinistra in Campania.
Questa sudditanza ha introdotto all’interno del PRC logiche totalmente aliene alla classe lavoratrice, dove si è giunto a non misurare più l’efficacia del partito sul radicamento operaio e territoriale,ma attraverso una crescita di iscritti spesso ai limiti della clientela.
La campagna elettorale si è caratterizzata per le piazze semivuote e pochi militanti scontenti e disorientati, e per uno scioglimento di fatto del partito all’interno della Sinistra Arcobaleno: oltre alle ormai celebri dichiarazioni di Bertinotti, è un fatto che la nostra federazione ha gestito una campagna elettorale disciolta in quello che è oggi il tanto condannato cartellone elettorale, mai contestato da nessun dirigente in questa provincia; anzi, quello a cui abbiamo assistito, è stato un’ accelerazione del processo unitario, avvenuto sulla testa dei compagni e ripetutamente presentata come inevitabile. Si condannano gli errori di ieri quando si è fattivamente contribuito a causarli, con logiche più da comitato elettorale che da partito militante e presente sul territorio.
Dopo anni di corsa all’innovazione, di condanna del militante “totale”, oggi si riscoprono parole come radicamento operaio, centralità delle lotte, ripartire da Rifondazione, ma in tutti questi anni si è condivisa una linea politica che ci ha portato al di fuori del Parlamento e ha sensibilmente danneggiato il nostro insediamento sociale. Ora queste parole rischiano di restare vuoti slogan, visto che sarebbe ora anche di capire di che cosa si va a proporre ai lavoratori, se di continuare a sperare in un futuro centrosinistra o in qualche intervento regionale, oppure di costruire insieme l’opposizione sociale a Berlusconi e Veltroni.
In una provincia così altamente colpita dalla deindustrializzazione e dalle logiche di potere del PD, è assurdo continuare ad appoggiare questa giunta provinciale che prova anche a svendere l’ACMS, e al fianco di De Gennaro nella risoluzione poliziesca dell’emergenza rifiuti, per cui è necessario immediatamente rompere con De Franciscis e costruire l’opposizione sociale in Terra di Lavoro.
La necessità chiara di ricostruire una nuova Rifondazione Comunista passa non solo attraverso l’orientamento ai luoghi di lavoro, ma sostenere fino in fondo la necessità di una completa indipendenza di classe del partito e del suo programma, cioè un PRC antagonista non solo alle destre, ma anche al PD e a quello che rappresenta. Un nuovo PRC si può solo costruire ripartendo dalle migliori tradizioni del movimento operaio, rimettendo al centro la militanza e la partecipazione, e selezionando gruppi dirigenti capaci di ricostruire una forza d’opposizione conseguente.
L’esito disastroso delle elezioni è frutto del fallimento della linea politica nazionale e della federazione, causa dello sradicamento del partito dai luoghi di lavoro, di studio e dalla società, per cui le dimissioni della segreteria provinciale e regionale, così come il ritiro del sostegno a De Franciscis con le dimissioni del nostro assessore, sono doverose, così come la collocazione immediata all’opposizione di Bassolino.
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